La fascite plantare è una delle patologie più comuni del piede e può essere definita come un processo cronico degenerativo a carico dell’aponeurosi plantare. Il sintomo più caratteristico di tale patologia è il dolore localizzato a livello della superficie mediale del calcagno, dove la fascia plantare si inserisce. Il dolore solitamente si presenta più intenso al mattino, in particolare dopo i primi passi dopo il risveglio, o dopo prolungati periodi di inattività (es: stare seduti o sdraiati), mentre tende a diminuire durante l’esecuzione di attività funzionali (es: cora e cammino) per poi peggiorare nuovamente a fine giornata.
Diversi sono i fattori di rischio per lo sviluppo della fascite plantare, riscontrati attraverso un’analisi della letteratura scientifica, tra cui: un’eccessiva pronazione del retropiede, un accorciamento del gastrocnemio e degli ischio-crurali, una disfunzione dell’articolazione metatarso-falangea del 1° dito, una disfunzione della cintura lombo-pelvica frequentemente abbinata ad una debolezza del medio gluteo e degli stabilizzatori del bacino.
Secondo quando riportato in letteratura circa il 90% dei pazienti può beneficiare di un trattamento conservativo. La maggior parte delle strategie prevedono un intervento in “loco”, ossia sulla sede del sintomo, mentre viene rivolta meno attenzione all’analisi e all’eventuale trattamento di strutture anatomiche correlate alla fascite plantare, sia dal punto di vista anatomico che funzionale.
Il trattamento osteopatico pone l’attenzione su un’analisi generale del paziente e tramite tecniche manuali, dolci e non invasive, permette di valutare ed eventualmente trattare le strutture anatomiche correlate alla fascite plantare sia dal punto di vista anatomico che funzionale. Il trattamento osteopatico prevede quindi, un approccio locale sulla zona del sintomo mirato alla diminuzione del dolore, tramite tecniche sui tessuti molli e sul sistema fasciale del piede e dell’arto inferiore e tecniche di drenaggio per una corretta e più rapida risposta al processo infiammatorio. Il trattamento prevede inoltre un approccio a distanza per eventuali disfunzioni associate al sistema autonomo, che prevederà una valutazione di tutto il corpo e delle strutture principalmente correlate come colonna vertebrale, bacino, pavimento pelvico e diaframma.
È inoltre consigliato un approccio multidisciplinare che permette, in base alla situazione del singolo caso, l’integrazione di esercizi mirati e di eventuali altri approcci terapeutici per una completa risoluzione dei sintomi.
Parallelamente al trattamento osteopatico è possibile consigliare esercizi specifici e alcuni accorgimenti che possono portare un miglioramento della sintomatologia e coadiuvare il trattamento stesso.
di Anna Li Vigni
Osteopata e laureata in scienze motorie
Riceve presso Medicina Ravenna
Tel. 0544 456845