I benefici della terapia in acqua sono conosciuti sin dall’antichità. Negli anni ha registrato un crescente consenso sia da parte dei medici e fisioterapisti, sia da parte dei pazienti. Ecco perché questo tipo di terapia è entrata, a pieno titolo, a far parte dei protocolli di riabilitazione in campo medico e sportivo.
Ormai l’idrokinesiterapia si usa sia nel trattamento di lesioni traumatiche post immobilizzazione, sia nell’immediato post operatorio dei vari distretti anatomici (spalla, anca, ginocchio, caviglia e colonna vertebrale), ma anche nelle diverse patologie acute e croniche (spaziando dalla reumatologia all’ambito neurologico e dalla traumatologia sportiva al campo pediatrico ). Molteplici sono i vantaggi dell’apporto dell’acqua:
- il peso corporeo si dimezza
- effetto miorilassante
- facilitazione nell’esecuzione di esercizi, in quanto un’articolazione avvolta dall’acqua diventa più vischiosa e meno dolorosa
- totale assenza della forza di gravità.
A differenza delle acque termali che raggiungono i 36 gradi, le piscine riabilitative per legge devono avere una temperatura di 34 gradi. Questo consente di poter lavorare per un’ora anziché trenta minuti.
Grazie a esercizi dolci e costanti, il paziente recupera più in fretta e senza dolore.
La cadenza ideale delle sedute è due o tre volte a settimana. Non di più altrimenti diventano pesanti da smaltire poiché l’effetto miorilassante continua anche a casa.
La mia esperienza di vent’anni di lavoro in acqua mi porta a dire che, ormai, non è più possibile pensare di riabilitare senza l’apporto dell’acqua. Questa tecnica ha preso sempre più piede anche in settori diversi:
- preparazione atletica di nazionali o società professionistiche con una forte diminuzione degli infortuni tendineo-muscolari;
- benessere generale con riattivazione corporea per le persone che non riuscirebbero a fare palestra;
- programmi di lavoro per l’obesità e i diabetici;
- recupero motorio e benessere nel paziente fibromialgico;
- lavoro aerobico con respiratore a boccaglio in totale immersione dell’atleta, con utilizzo dell’acqua-bike.
di Cavalieri Pierluigi
Fisioterapista