L’importanza dell’alimentazione per chi soffre di fibromialgia
La fibromialgia è una sindrome multifattoriale caratterizzata da dolore diffuso accompagnato a sintomi
come affaticamento, disturbi cognitivi, problemi gastrointestinali, disturbi del sonno e rigidità muscolare.
Spesso i pazienti sperimentano anche sintomi meno specifici come cefalea, emicrania, dolore addominale con alternanza tra stipsi e diarrea e difficoltà nella concentrazione.
Frequentemente la diagnosi di fibromialgia avviene tardivamente, questo in quanto la fisiopatologia della malattia non è stata ancora compresa a pieno e perché, ad oggi, non esistono esami strumentali specifici. La diagnosi viene effettuata nel momento in cui sono state escluse tutte le altre potenziali cause dei sintomi del paziente e in cui vengono soddisfatti i criteri clinici (dolore diffuso in aree del corpo specifiche e presenza degli altri sintomi caratteristici per almeno 3 mesi).
Il dolore muscolo-scheletrico di chi soffre di fibromialgia è molto specifico: infatti, spesso viene riferito a livello dei tender points, ovvero aree localizzate in cui l’esercitazione di una determinata pressione provoca dolore.
La gestione di questa patologia richiede una valutazione completa del dolore, del contesto psicosociale e dello stile di vita del paziente, che è il punto di partenza della terapia non farmacologica per la fibromialgia: è importante, infatti, prevedere un’attività fisica aerobica regolare (spesso eseguita in acqua) e un miglioramento delle abitudini alimentari.
Ad oggi è stato ampiamente dimostrato che un’alimentazione equilibrata è in grado di migliorare in modo significativo la qualità di vita dei pazienti affetti da questa patologia. Tuttavia, è bene evidenziare che non esiste una dieta specifica per la fibromialgia, ma semplici consigli alimentari orientati alla migliore gestione della malattia.
Innanzitutto, per i pazienti in stato di sovrappeso o obesità, il raggiungimento del normopeso è associato alla riduzione del quadro infiammatorio che è alla base della sintomatologia.
Inoltre, molto frequentemente si riscontrano carenze di omega 3, vitamine e minerali: in questi casi dovrebbe essere fatto primariamente il tentativo di coprire tali fabbisogni con la sola alimentazione equilibrata e, solo se questa non dovesse essere sufficiente, ricorrere ad un’eventuale integrazione. Per esempio, si riscontra spesso deficit di vitamina D (che dovrebbe essere supplementata solo su indicazione di un professionista a seguito di evidenza di carenza dagli esami ematici o in presenza di fattori di rischio) e di vitamine antiossidanti come la C e la E, che hanno un importante ruolo nel preservare le funzioni cognitive, la memoria e la funzionalità dei muscoli.
Numerosi studi hanno inoltre suggerito che alla base della condizione clinica di questi pazienti vi sia una disbiosi intestinale, ovvero un’alterazione della composizione del nostro microbiota, che quando persiste nel tempo causa infiammazione a livello della mucosa intestinale, che a sua volta può causare gonfiore, meteorismo e crampi addominali, oltre a peggiorare i dolori muscolo-scheletrici: spesso con il miglioramento delle abitudini alimentari (soprattutto aumentando l’apporto di fibra) migliora anche la condizione di disbiosi, ma se questo non dovesse bastare si potrebbe ricorrere all’integrazione con probiotici.
Ma quindi quali sono gli alimenti da prediligere? Come spesso accade, l’aderenza ad una dieta mediterranea che sia varia ed equilibrata è la soluzione migliore: alimenti integrali, pesce azzurro, grassi polinsaturi, olio extravergine di oliva e cibi ricchi di antiossidanti devono essere gli elementi principali dell’alimentazione di questi pazienti, per migliorare lo stato di nutrizione e contrastare lo stress ossidativo.
E quali sono gli alimenti da evitare? Non è necessario abolire completamente nessun alimento, seppur sia consigliabile la riduzione significativa degli zuccheri semplici, della carne rossa e dei grassi saturi per evitare o correggere uno stato di malnutrizione, il quale andrebbe ad amplificare la sintomatologia. Inoltre, è raccomandabile eliminare gli alimenti ricchi di eccitotossine, ovvero sostanze che potrebbero stimolare maggiormente i neuroni peggiorando la sensibilità al dolore: queste sostanze sono, per esempio, l’aspartame (presente negli alimenti light/dietetici) e il glutammato (contenuto nei prodotti in scatola, dadi da brodo, salsa di soia).
È vero che è necessario escludere il glutine in caso di fibromialgia? Dipende. Spesso nei pazienti affetti da fibromialgia coesiste la sensibilità al glutine non celiaca, ovvero una sintomatologia intestinale simile a quella della celiachia (seppur siano patologie molto diverse) conseguente all’ingestione di glutine: solo in caso in cui sia stata accertata questa condizione (ed escluse le altre possibili cause di disturbi gastrointestinali) si potrebbe prevedere l’esclusione temporanea degli alimenti contenenti glutine dalla dieta.
E per quanto riguarda la rigidità muscolare? Quale alimentazione sarebbe giusto seguire? Per gestire la rigidità muscolare, sintomo molto comune delle malattie reumatologiche, valgono più o meno le stesse raccomandazioni della fibromialgia. In particolare, è fondamentale la riduzione (se non la totale astinenza) delle bevande alcoliche, le quali possono aggravare il quadro infiammatorio e potrebbero interferire con alcuni farmaci somministrati per la gestione della patologia. Inoltre, è decisamente raccomandata l’astinenza dal fumo di sigaretta.
Anche nei casi di rigidità muscolare è importante praticare attività fisica quando possibile: sarebbe opportuno, però, rivolgersi ad uno specialista in scienze motorie e non autogestirsi, per evitare di eseguire delle tipologie di esercizi non adatti alla propria condizione clinica.
Estremamente efficace è il trattamento “Metodo Bonori” con le onde d’urto radiali, eseguito da un fisioterapista certificato.
Se soffri di fibromialgia e senti il bisogno di correggere la tua alimentazione, rivolgiti ad un professionista qualificato!
Dott.ssa Boni Sara
Dietista
Riceve presso Medicina Ravenna
Fonti bibliografiche:
- PagliaiG,GiangrandiI,DinuM,SofiF,ColombiniB.NutritionalInterventionsintheManagementof Fibromyalgia Syndrome. Nutrients. 2020 Aug 20;12(9):2525
- LowryE,MarleyJ,McVeighJG,McSorleyE,AllsoppP,KerrD.DietaryInterventionsintheManagement of Fibromyalgia: A Systematic Review and Best-Evidence Synthesis. Nutrients. 2020 Aug 31;12(9):2664
- IsasiC,TejerinaE,MoránLM.Non-celiacglutensensitivityandrheumaticdiseases.ReumatolClin.2016 Jan-Feb;12(1):4-10. English, Spanish. doi: 10.1016/j.reuma.2015.03.001. Epub 2015 May 5